lunedì 14 dicembre 2015 - Sàntolo Cannavale

Banche: obbligazioni irredimibili in cambio di quelle "subordinate"

Per venire incontro agli obbligazionisti danneggiati si potrebbe prevedere la trasformazione delle loro obbligazioni subordinate con valore attualmente azzerato in titoli irredimibili. 

Il Governo italiano e la Banca d'Italia in qualche modo hanno salvato e garantito la continuità operativa di Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara (CariFerrara) e Cassa di Risparmio di Chieti (CariChieti).
Complessivamente le quattro entità menzionate hanno quota di mercato nazionale dell'1% per cento circa in termini di depositi amministrati (dato esplicitato dalla Banca d'Italia).

Detti istituti di credito, già in amministrazione straordinaria, di fatto sono in liquidazione coatta amministrativa dal 22 novembre 2015. Essi continuano l’attività bancaria anteponendo alla loro originaria denominazione l’aggettivo “Nuova”, avendo scorporato dalle attività di bilancio i crediti in sofferenza considerati di scarsa esigibilità, svalutati a 1,5 miliardi di euro dall’originario valore di 8,5 miliardi di euro. 


Hanno pagato amaramente i possessori di obbligazioni subordinate, non garantite, emesse e vendute dalle quattro banche in questione. Di fatto i 10.350 risparmiatori, con circa 350 milioni di euro di obbligazioni sottoscritte, hanno visto azzerato il valore di detti titoli in loro possesso. A nulla vale la circostanza che fossero più o meno consapevoli dei rischi connessi a tale specifico investimento. 

La Banca d'Italia il 22 novembre 2015 ha chiarito a tal proposito: “Le perdite accumulate nel tempo da queste banche, valutate con criteri estremamente prudenti, sono state assorbite in prima battuta dagli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le "obbligazioni subordinate", queste ultime per loro natura anch’esse esposte al rischio d'impresa". 

Per venire incontro agli obbligazionisti danneggiati si potrebbe prevedere la trasformazione delle loro obbligazioni subordinate con valore attualmente azzerato in titoli irredimibili. 

Essi, come noto, non hanno scadenza e riconoscono ai relativi titolari una rendita perpetua, che potrebbe essere agganciata, in ipotesi, al rendimento medio annuo dei Buoni del Tesoro quinquennali, con un limite massimo del quattro per cento, senza alcun diritto al rimborso del corrispondente capitale nominale.

Resta fermo l’accertamento di eventuali responsabilità nella vendita delle obbligazioni subordinate in oggetto e nella mancata o inadeguata vigilanza istituzionale sulle banche interessate. 

Restano ferme le responsabilità degli organi dirigenti delle stesse banche per la relativa gestione, in questo caso discutibile o scorretta, con particolare riferimento ai finanziamenti concessi in precedenza a soggetti terzi (privati ed aziende), pari a 8,5 miliardi di euro, finiti poi in sofferenza e svalutati a 1,5 miliardi di euro.

A tal riguardo sarebbe opportuno portare a conoscenza del pubblico - ed in particolare dei risparmiatori rovinati - l’elenco degli affidamenti e dei mutui concessi che hanno fatto registrare incagli e perdite nette a fronte dei capitali prestati, capitali che a monte sono stati forniti alle banche in oggetto anche dagli obbligazionisti, seppur a “condizione di rimborso subordinata”.

Le quattro banche oggi salvate si farebbero carico, negli anni a venire, del pagamento dell’interesse annuo sui titoli irredimibili così emessi. In tal modo resterebbe anche memoria storica e traccia contabile della penosa vicenda registrata.

 



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