domenica 24 gennaio 2016 - angelo umana

Assolo, di Laura Morante

Film interessante delle riflessioni di una donna alla sua mezza età. Due matrimoni chiusi alle spalle, ma sempre aperti in qualche modo perché le restano due figli e perché comunque conosce le nuove partner degli ex, che occasionalmente rivede. Le riflessioni sono della regista e protagonista Laura Morante, Flavia.

Resta il sapore di un film tutto al femminile, gli uomini – mariti o amanti e altri – sono figure macchiettistiche e irrilevanti: femmina è la psicologa presso cui si siede (o distende), Piera degli Esposti, femmina è l’amica che la utilizza per consolarsi, Angela Finocchiaro. Gli uomini sono figure che hanno sempre emarginato il personaggio di Flavia (Amati, cazzo!), lei è qualcuno di cui si dà per scontata la presenza, per sua scarsa affettività e autostima o per timore del giudizio inibitorio repressa sessualità (tutte espressioni della psicologa). Sembra votata a una vita di sopportazione, pronta a prendersi cura dei guai altrui, innamorata per dedizione, incapace di star sola e non sentirsi sola e, infine, vittima per mestiere.

Eppure questo personaggio, che s’impegna senza riuscirci a far pratica per l’esame di patente e rendersi più autonoma, che resta spesso seduta nel corso di tango perché gli uomini scarseggiano e quei pochi disponibili preferiscono donne meno remissive, questa Flavia spera sempre nell’arrivo di un nuovo principe azzurro, un altro a cui inevitabilmente dedicarsi o a cui dar piacere, Flavia come Estia, dea greca del focolare. Nella conclusione il film pare offrirglielo questo principe azzurro, un nuovo ammaliatore di donne capace però di rivolgersi ad esse in caso d’emergenza, ma sarebbe un altro disastro. Finalmente ha capito, forse, che non sarà un uomo la sua àncora, quanto piuttosto, e meglio, l’amore per la cagnetta dei suoi vicini, che aspetta appunto dedizione.




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