martedì 27 dicembre 2016 - Clash City Workers

Almaviva: gli accordi di Roma e Napoli. Abbiamo visto cose...

“Il 21 Dicembre è finita la vertenza Almaviva”. Questa è solo l'ultima delle bugie che hanno dovuto sentire i lavoratori di Almaviva nel corso degli ultimi lunghi mesi di lotta.


“Non si rischia nessun posto di lavoro!” “Dopo Maggio stiamo tranquilli, l'azienda si è impegnata” “Il sindacato non firmerà, anzi, non discuterà nemmeno su certi punti” “Dopo l'accordo di maggio arriveremo più forti e preparati alla scadenza di Novembre” “Il controllo individuale non c'entra niente con la vertenza” “Non accetteremo mai nessuna ipotesi di taglio dei salari”

Queste sono le altre bugie pericolose che hanno portato a questa situazione, veicolate ad arte dal Governo, dall'azienda, dai sindacati confederali e dal giornali più legati a questi personaggi.

Via via, punto per punto le bugie sono venute al pettine e i ruoli si sono confusi.
I posti di lavoro si sono persi, l'azienda ha guadagnato tempo per inasprire l'attacco, il sindacato ha accettato l'inaccettabile, il perno di tutta la vicenda resta il controllo individuale e il taglio del costo del lavoro.

Si sono visti alcuni sindacati fare la parte del padrone: "Volete questo o volete essere licenziati?"; il ricatto padronale è diventato il mantra di alcuni sindacalisti che invece di infondere coraggio e unità tra i lavoratori si sono dimostrati professionisti nel terrorizzarli e dividerli.
Abbiamo visto infine accordi tra le parti diventare la semplice ratificazione di tutto quello che fa piacere ai profitti di Almaviva, anzi, del ricatto stesso. Ecco, nella sostanza, in che cosa consiste l'accordo di Napoli:

1. Cassa integrazione e un po' di tempo per organizzare l'azienda per introdurre il controllo individuale e taglio del salario (si scrive "produttività" ma si legge "Grande fratello")

2. un altro po' di soldi pubblici da utilizzare per la cassa integrazione che lascerà i lavoratori di Napoli in un limbo lungo tre mesi e per la maggior parte del tempo senza poter entrare in azienda, quindi con meno possibilità di vedersi, organizzarsi, lottare

3. poi, fatto ciò, in 15 giorni se non piace la cosa (e come può piacere?) si viene licenziati

Questi, che sembrano i segreti desideri di Antonelli, sono invece il succo dell'accordo che si è firmato al Mise per quanto riguarda la sede di Napoli; la sede di Roma, invece, lo ha respinto al mittente.

Con una enorme prova di dignità le Rsu di Roma non hanno firmato e non ha firmato nemmeno un compagno di Napoli delegato della minoranza della Cgil. Adesso la loro battaglia contro i licenziamenti va sostenuta con tutte le forze!

Due parole, infine, sul ruolo avuto dal “nuovo” Governo: il premier è cambiato ma non la natura di Governo che mette a disposizione i suoi uffici per i Tripi e gli Antonelli di turno. Un Governo infarcito da ex-sindacalisti dalla "firma facile" (tanto loro sono diventati ministri, mica sono rimasti a subire le conseguenze di quelle firme) e da attuali padroni (che possono chiamarsi con altri cognomi ma sono della stessa razza di Antonelli, Tripi, ecc...).
Noi vogliamo che questa gente vada a casa!

Ancora una volta il problema è il profitto dei padroni, al quale come al solito tutto si può sacrificare (salario, dignità, salute, diritti, ecc...). Negli utlimi anni infatti le tasche si sono riempite, i padroni sono ingrassati ma non arrivano mai a sazietà. Abituatisi a profitti straordinari che non si possono certo tagliare, non sono mai stati posti con forza di fronte alla necessità di farlo: loro, i governi di turno, i sindacalisti compiacenti ragionano solo su QUANTO sia possibile, volta per volta, mettere a rischio posti di lavoro e salari, non sul SE si può tagliare qualcos'altro che non siano le entrate di persone già abituate a vivere con stipendi da fame.
Noi saremo pazzi, ma vogliamo che pure questi spariscano. Vogliamo un mondo senza padroni, senza questi personaggi che vivono per fare profitti sul lavoro degli altri.

Un'ultima parola, ancora, per quelli che hanno firmato un accordo a forma di ricatto e quelli che hanno seminato bugie e terrore quando si avvicinava l'ora di firmare. Gli stessi che si prodigavano in rassicurazioni e in "stiamo calmi" avevano appena firmato un accordo al massimo ribasso.
Questa gente, dopo quello che è successo, dovrebbe avere la decenza di andarsene e di non dimenticare mai di aver preso i fischi e le urla "venduti" appena usciti dal Mise.
Starà ai lavoratori scegliere chi tra loro possa davvero rappresentarli come hanno fatto alcune delle Rsu all’ultimo incontro al Ministero.

Starà ai lavoratori scegliere una strategia di lotta tutta all'offensiva, dato che, da difendere, non è rimasto niente.

Sta a noi tutti stare innanzitutto al fianco dei primi possibili licenziati, che hanno pagato un prezzo altissimo per la loro dignità: nessuno deve rimanere solo.
Tutti gli altri, i complici, devono andarsene a casa, prima che, a furia di distruggere diritti e di apporre firme, li facciano ministri.

Al fianco dei lavoratori Almaviva
Nessun licenziamento




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