domenica 7 febbraio 2016 - marina bontempelli

Alla Fenice dopo 30 anni Stiffelio, capolavoro trascurato della maturità di Verdi

A Venezia è in scena STIFFELIO di Giuseppe Verdi, proposta nell’edizione critica del 2003 sulla base del manoscritto autografo ritrovato nel 1992.

Anche quest’anno, per il carnevale, un periodo di particolare, intensa attività per la Fondazione Teatro La Fenice che propone tre titoli –Stiffelio, Dittico e Traviata- nei suoi due palcoscenici nobilitando così il cartellone della celebre manifestazione veneziana con produzioni di alto livello artistico. STIFFELIO, melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma Le Pasteur, ou L’Evangile et le foyer di Emile Souvestre ed Eugène Bourgeois, fu composta un anno prima di Rigoletto.

L’opera che vide la sua prémière a Trieste nel 1850, venne ritirata dallo stesso autore nel 1856 a causa degli insistenti ostacoli posti dalla censura, nel 1968 fu riesumata e grazie al lavoro di recupero filologico di Giovanni Morelli rivide la luce alla Fenice nel 1985. Essa rivela l’evoluzione del compositore verso l’introspezione e ci offre un quadro molto umano di un Verdi attratto dalla modernità dell’argomento incentrato sulle grandezze e le meschinità quotidiane. Il soggetto si basa attorno al tema del tradimento e del perdono, tema assai delicato all’epoca soprattutto se, come in questo caso, toccava un pastore e la moglie.

Su podio Daniele Rustioni, giovane direttore affezionato alla Fenice, che delinea un primo atto musicalmente eroico per poi trovare nel II e III atto accenti più intimi fino ad arrivare al tono ieratico dell’ intenso finale del perdono. La regia firmata Johannes Weigand, a parere di chi scrive, appare un poco incisivo “entra e esci”. Poco decifrabili anche le scene di Guido Petzold che mette un traliccio con tre fari al centro della scena (la Trinità?), mentre forse un ambiente più raccolto sarebbe stato più consono. Sue anche le luci. Apprezzati i costumi di Judith Fisher. Stefano Secco, che abbiamo ascoltato anche al concerto di Capodanno, è Stiffelio, il ruolo richiede un tenore stentoreo, egli è un predicatore e Secco lo risolve con intensità di fraseggio appassionato e intelligente. Julianna Di Giacomo è una Lina dalla vocalità incontenibile, il ruolo richiede sì un soprano “sfogato”, dagli acuti facili, ma a volte sembra non voler ricercare accenti e colori. Dimitri Platanias è Stankar, padre di Lina, e delinea una forte figura paterna sottolineando con incisività i piani interpretativi del suo personaggio. Elegante, deciso, nobilmente partecipe Simon Lim, Jorg; mentre Francesco Marsiglia incarna il pusillanime Raffaello. Cristiano Olivieri è Federico di Frengel e Sofia Koberidze è Dorotea. Come sempre si distingue il coro preparato dal M° Claudio Marino Moretti. Una produzione interessante che ha riscosso un franco successo di pubblico, caldi applausi in particolare per Dimitri Platanias.




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