lunedì 6 marzo 2017 - Fabio Della Pergola

Abusi: l’orrore cattolico

L’idea di amore nel cristianesimo ha sempre avuto molte sfaccettature e punti di vista anche personalissimi.

In genere si è identificato con il concetto di “sacrificio di sé per l’altrui salvezza” che deriva dal racconto evangelico della passione e morte di Gesù in croce, ritenuta indispensabile affinché l’umanità potesse essere redenta dalla colpa originaria. Un costrutto contraddittorio conseguente a quella nefasta invenzione paolina chiamata peccato originale. Definire l'essere umano colpevole "per natura" per poi sostenere una necessaria ed epocale urgenza salvifica sembra affermazione tanto artificiosa quanto delirante.

Ma non è la critica ideologica che qui interessa, quanto i due fatti in rapida sequenza che sono stati riportati dalle cronache e che riguardano entrambi la prassi religiosa vissuta in uno dei paesi storicamente più oscurantisti del cattolicesimo europeo, l’Irlanda.

Prima notizia: il governo irlandese aveva istituito nel 2015 una commissione (la Mother and baby homes commission of investigation) per indagare in merito alla denuncia di una storica amatoriale di Tuam, Catherine Corless. Un anno prima la studiosa aveva trovato i certificati di morte di quasi 800 bambini - ma solo due tombe - ospitati presso una casa di accoglienza gestita fra il 1925 e il 1961 dalle suore del Buon Soccorso e destinata ad accogliere ragazze madri e i loro figli illegittimi che lì crescevano in condizioni critiche.

E aveva suggerito di indagare su una cisterna in disuso posta in un angolo del giardino della struttura dove negli anni '70 alcuni ragazzi avevano trovato ossa umane; oggi i risultati parlano ufficialmente di una fossa comune in cui sono stati ritrovati gli scheletri accatastati di centinaia di corpi.

"Chi viveva nelle 'case' - riportano le cronache - soffriva malnutrizione, malattie e miseria, con altissimi livelli di mortalità".

E quello di Tuam non era l'unico centro del genere in funzione. Pare che ne esistessero almeno una decina in tutta l'Irlanda, capaci di “ospitare” almeno 35mila donne incinte ma non sposate. La società irlandese, chiusa nel suo bigottismo, di fatto le espelleva rinchiudendole, con i loro “figli della colpa”, in queste strutture a dir poco malsane.

La colpa andava punita, non solo espulsa dalla società come accadeva una volta per i lebbrosi. E la punizione prendeva poi la forma, caritatevolmente applicata dalle suore, della malnutrizione e delle malattie. In sostanza una condanna a morte non dichiarata che coinvolse gli (almeno) ottocento bambini di Tuam.

Secondo gli stessi vescovi irlandesi "c'è stato un tempo in cui le madri non sposate erano spesso giudicate e rifiutate dalla società, compresa la Chiesa".

Affermazione che sbaglia palesemente (e volutamente) prospettiva: non “compresa” la Chiesa, ma grazie all’ideologia colpevolizzante diffusa per secoli dalla Chiesa e che permeava l’intera società, ai danni di chi si permetteva di sgarrare anche solo per il tempo di un incontro amoroso in un androne o in un campo.

Il desiderio sessuale era colpa da pagare cara, grazie all'ideologia cattolica, alla Chiesa e alle sue gerarchie.

E l'accenno alle gerarchie ci permette di passare alla seconda notizia: si è dimessa Marie Collins la donna irlandese che era l’unica vittima di abusi rimasta nella pontificia Commissione “per la protezione dei minori” istituita, per volontà di Papa Bergoglio, per indagare sulla pedofilia nel clero e, ipoteticamente, per combatterla.

Il motivo delle dimissioni? «Per la mancanza di cooperazione degli altri uffici della Curia romana con la Commissione». L’onda internazionale di scandalo per i molti e ripetuti casi di pedofilia nella Chiesa, aveva imposto al Papa di costituire una Commissione che però - ironia della sorte - non può funzionare perché le altre strutture vaticane non collaborano.

Isteria di Marie Collins? Sue esagerazioni?

Macché: «un anno fa - scrive il Corriere - si era dimesso dalla commissione Peter Saunders, un’altra ex vittima di abusi, dopo avere denunciato il “disprezzo” per i bambini vittime di abusi da parte del cardinale australiano George Pell, tuttora prefetto della Segreteria per l’Economia, accusato di aver coperto in Australia sacerdoti pedofili e interrogato più volte dalle autorità del suo paese».

Due vittime di abusi vengono chiamate a far parte della Commissione vaticana di indagine ed entrambe si dimettono perché non possono indagare un bel niente. Al contrario devono stare lì a sentir denigrare e disprezzare le vittime degli abusi da parte di chi "copriva" - alias favoreggiava - i colpevoli degli abusi stessi.

La Curia vaticana si comporta in modo quantomeno discutibile (è un eufemismo) tanto quanto la Curia irlandese si comportava a suo tempo cercando di insabbiare - trovando valido appoggio nella stampa locale - le denunce di Catherine Corless, la storica di Tuam.

Lei delle monache del Buon Soccorso disse: «Erano al di sopra della legge allora e pensano di essere ancora al di sopra delle legge ora».

Parole che rieccheggiano quelle di Peter Saunders oggi: «In Vaticano credono che il problema degli abusi sia alle spalle ma quanto sta avvenendo dimostra che non è affatto così». Ed è legittimo pensare che in Vaticano non siano così ottusi da non saperlo.

È ipotizzabile che preferiscano costringere le vittime a dimettersi per dimostrare urbi et orbi che indagare si può, certo, ma che è uno sforzo inutile. Lo scandalo della pedofilia viene così ribaltato e usato per dimostrare al mondo la forza della gerarchia e la protervia impunita degli abusatori di bambini. Le sbandierate buone intenzioni di Bergoglio mostrano la corda e rivelano l'abituale oscurantismo della Chiesa.

Due episodi diversi, quello delle madri nubili e dei bambini di Tuam e quello delle vittime degli abusi costrette alle dimissioni in Vaticano, che parlano di un'unica violenza e di un'unica prassi omertosa.

Forse sarebbe l'ora di applicare anche a questi casi i metodi e gli strumenti della lotta antimafia, senza l'assurda ipocrisia di trattare questi ambienti in modo diverso solo perché considerati "religiosi".

 

 



3 réactions


  • corrado caldarella (---.---.---.220) 27 aprile 2017 19:00

    L’articolo è molto buono, e scritto bene, però è troppo circoscritto, avrei preferito una argomentazione più ampia ed articolata. Spero ci sia un seguito


    • Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 27 aprile 2017 19:22

      Mi sono limitato al caso di cronaca che si inserisce nelle trattazioni di film come Philomena e simili. Se ti interessa l’argomento "Figli rubati" di Federico Tulli o "Chiesa e pedofilia" e il seguito "Chiesa e pedofilia, il caso italiano".


  • Marina Serafini Marina Serafini (---.---.---.164) 15 luglio 2017 02:34

    E pensare che Gesú, dicono, parlava di amore!! Quando all’idea subentra la politica, perché il Cristianesimo non é certo un movimento spirituale, ma un volano politico che muove energie fisiche con la carota della salvezza dell’anima, tutte le bandiere mostrano lo stesso colore dell’arroganza e della violenza.


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