giovedì 4 maggio 2017 - Leandro Malatesta

"A due passi dalla fine", l’album di esordio dei Raniss

Per Platone il Caos è il luogo primigenio della materia informe e rozza a cui il Demiurgo attinge per la formazione del mondo ordinato, il Cosmo.

Ascoltando “A due passi dalla fine” album d'esordio della band alternative/rock toscana dei RANISS (disponibile dal 21/04/2017 in digital download e su tutte le piattaforme streaming) ho trovato che il rimando al concetto di Caos Platonico fosse adatto per descrivere questo viaggio in musica.

La band grossetana ha mosso i primi passi nel 2010 partendo dal duo composto da Mario Policorsi (voce e chitarra) e Alessio Dell'Esto (basso) cui poi si sono aggiunti Andrea Alunno Minciotti (chitarra) e Gianmarco Carlini (batteria).

Proprio come il Demiurgo i RANISS si trasformano in creatori di sostanza attingendo dal disordine che ci circonda per darci l'esatta fotografia del nostro quotidiano così fragile ed indecifrabile al tempo stesso.

Le tracce del disco sono otto (sette inediti più la cover di “Something in the way” dei Nirvana).

Personalmente mi verrebbe da definirlo un concept album che ha come filo conduttore la liquidità

contemporanea che vede l'essere umano schiacciato tra slanci personali e costrizioni imposte dalla società dove in mezzo si trova appunto il suddetto Caos.

L'album (che segue il successo dell'EP “Niente di Positivo”) si apre con la title track “A due passi dalla fine” la quale, come nella migliore tradizione grunge, inizia piano per poi esplodere in un crescendo di rabbia stretta tra i denti. Il protagonista si trova di fronte all'immagine della morte e la affronta guardandola negli occhi quasi chiedendone supplica per un viaggio che lo porterà lontano dalla vera morte che è quella del mondo odierno costruito sempre più su rapporti rarefatti e distanti.

Si passa poi a “Fuori controllo” ed il riff delle chitarre sostiene potente la voce di Mario Policorsi (voce del gruppo). La canzone scorre veloce dando la sensazione di una visione differente dove “porterò storie fragili” e dove la costruzione di un nuovo futuro può passare anche attraverso la musica.

La traccia numero tre è “In silenzio” ed anche qui la potenza del suono diventa importante e rilevante. Le parole del testo ci fanno capire la centralità del lavoro dei RANISS ossia la rappresentazione in parole e gesti di cosa siamo diventati e di cosa forse ci manca davvero in questa era ipertecnologica (il silenzio appunto inteso come valore imprescindibile).

Mantide” è a suo modo una storia d'amore. Di quell'amore liquido e fuggevole che porta in grembo la fine certa; così come la Mantide Religiosa nel mondo animale è portatrice di morte dopo l'amore i due amanti della canzone sanno che il loro amore per sopravvivere dovrà finire e quindi morire.

La traccia sei è “Tempesta” dove il cielo è quello interiore che ci portiamo dentro ed i fulmini sono le nostre sofferenze che si scatenano nel profondo del nostro animo.

“Nella testa solo tempesta” cantano i RANISS restituendoci quello stato d'animo che costituisce elemento ricorrente di chi gioca con il Caos che ci circonda.

Something in the way” è la cover dei Nirvana; cover rivisitata infatti si può trovare l'arrangiamento “Heart shape box” con un accenno di “You now your right” nel finale.

A cinquant'anni dalla nascita Kurt Cobain resta un punto fermo di chi vuol fare musica di un certo genere e di chi con la musica vuol analizzare e capire il malessere e il disagio che ci circondano.

Ecco che quindi tale cover diventa molto importante per un disco come “A due passi dalla fine”.

Senza sogni” è la chiave di lettura per la caduta delle nostre maschere, la sincerità che ci offre nudi alla paura di amare.

Il cuore come strada tortuosa e dolorosa per fermare le uniche immagini che non vorremmo mai perdere anche se nuotassimo in un mare di lacrime. “Senza sogni” è un pezzo capace di farci recuperare emozioni che pensavamo dimenticate per sempre

L'album si chiude con “Un attimo” una canzone da vivere “guardando fuori dal finestrino” il mondo che scorre via veloce come le storie che abbiamo lasciato per correre verso nuovi orizzonti, ed in mezzo rimane quell'attimo che non vogliamo lasciar “morire subito”.

Come spero si capisca dalle mie parole “A due passi dalla fine” è un disco denso di vita e di voglia di vivere nonostante tutto.

I suoni sono veloci e potenti.

Il richiamo in lontananza è quello agli “Smashing Pumpinks” degli anni novanta o per rimanere in ambito nazionale personalmente ho trovato un certo parallelo con i Timoria specialmente quelli di “Viaggio senza vento” e di “El topo Grand Hotel”.

Infine per chiudere questa recensione vorrei definire “A due passi dalla fine” come un album circolare dove ogni punto di fine può essere un punto d'inizio.

 

 

 




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